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I want to refer back to the shrinking worlds of the previous photo. The small world is a concept whose possible applications span several fields, from sociology to physical sciences. I’ll skip on the latter, as I’ve been dealing with them enough for work, but this space is reserved to my own leisure, so let’s go straight to the applications to everyday life. In fact this idea was introduced in the field of social sciences, and in particular, for the study of social networks. It has to be noted that the term “social network” long predates those phenomena such as that Facebook shite. Anyways, a network is composed by nodes (people) and connections (say friendship). The first prerequisite of a small-world network is a small average path length, meaning that the distance between any two nodes has to be short enough. In other words, imagine you once saw a boy or a girl you found particularly attractive but you didn’t have the chance to talk to. If you were lucky enough to be living in a small world, then it’d happen for instance that his/her flatmate’s brother is a classmate of your cousin…which makes things easy enough for you to retrieve his/her mobile number (there are four degrees of separation between the two of you). Also, a small-world network is a democratic one as it has no leaders. A group which is held together by the strong personality of a single person would collapse whenever this hub is removed (e.g. the leader retires, passes away, etc…). On the contrary, all the members of a small-world network have strong relationships between each other such that the overall feeling of community won’t be affected by the departure of a single node. That’s the second characteristic of small worlds: they’re clustered.
That was the theory.
Now, what about the real world?
I believe in reality, as usual, things are not as simple. Human relationships are such a matter of chance. Think about the boy/girl you accidentally came across that we were saying before. Would you have ever met him/her if you left home five minutes later? Perhaps that would have never been another chance. Roads do cross so accidentally, but if we think about how far can the starting points of each of them be, in space and time, how many circumstances prepared this accidental collision. Try to force these roads to collide again and you won’t probably ever succeed. Like throwing a plastic cup and seeing it landing in equilibrium on the border of the trash bin…try to do that again intentionally, you can try thousands of times, you won’t likely be able to do that again.
Yet, in a shrinking world as the one we live in is indeed becoming, chances grow and average path lengths decrease. The drama is connections between nodes have become so precarious…
Vorrei fare un riferimento ai mondi che si restringono di cui alla precedente foto. Il concetto di piccolo mondo ha tutta una serie di possibili applicazioni, che vanno dalla sociologia alle scienze fisiche. Evito di parlare di queste ultime, dato che me ne sono gia’ occupato abbastanza per lavoro, e poiche’ questo e’ uno spazio dedicato al mio tempo libero, passo direttamente a parlare di come il concetto possa essere applicato alla vita di ogni giorno. In effetti, questa idea fu introdotta proprio nell’ambito delle scienze sociali, ed in particolare nel campo dello studio delle reti sociali. Si tenga in considerazione che il termine “rete sociale” (social network) e’ stato coniato molto prima dell’avvento di fenomeni quali quella stronzata di Facebook. Ad ogni modo, una rete e’ composta da una serie di nodi (le persone) e di connessioni (ad esempio l’amicizia tra di esse). Il primo requistito affinche’ una rete possa essere definita piccolo mondo e’ che questa sia caratterizzata da una piccola distanza di percorrenza media, cioe’ la distanza tra due nodi qualsiasi deve essere sufficientemente breve. In altre parole, immaginate che per caso voi abbiate notato un ragazzo o una ragazza piuttosto attraente, ma che non abbiate avuto modo di rivolgere la parola a questa persona. Se siete abbastanza fortunati da vivere in un piccolo mondo, allora potrebbe avvenire che il fratello della sua coinquilina sia il compagno di corso di vostra cugina...coincidenza che renderebbe abbastanza facile per voi riuscire a risalire al numero di cellulare di questa persona (in pratica esistono quattro gradi di separazione fra voi). Inoltre, un piccolo mondo e’ democratico poiche’ non vi sono leader. Un gruppo tenuto insieme dalla forte personalita’ di un singolo potrebbe verosimilmente collassare su se stesso una volta che questo hub venisse rimosso (per esempio il leader abbandona il gruppo, o muore). Al contrario, tutti i membri di un piccolo mondo hanno relazioni significative con ogni altro membro, cosi’ che la dipartita di un membro non scalfira’ il generale senso di appartenenza. Il che ci porta al secondo requisito di una rete di tipo piccolo mondo: l’alto livello di aggregazione.
Questo e’ quanto per la teoria.
Ma come vanno le cose nella realta’ dei fatti?
Credo che nella realta’, come al solito, le cose siano un po’ diverse. Infatti, nelle relazioni umane esiste una forte componente casuale, difficile da formalizzare. Pensate alla persona nella quale vi siete imbattuti per caso di cui si parlava prima. L’avreste mai incontrata se foste usciti di casa cinque minuti piu’ tardi? Forse non ci sarebbe mai stata un’altra occasione. Le strade si incrociano in maniera talmente accidentale, ma proviamo a pensare da quanto lontano, in termini di spazio e tempo, queste siano partite, quante circostanze abbiano preparato il terreno per questa casuale collisione. Provate a forzare una nuova collisione tra queste strade, probabilmente non ci riuscireste mai. Un po’ come lanciare un bicchiere di carta e vederlo atterrare in perfetto equilibrio sul bordo del cestino, provate a farlo di nuovo intenzionalmente, potete provare migliaia di volte, ma non credo riuscireste a farlo di nuovo. Eppure, in un mondo che si restringe come quello in cui viviamo attualmente, le possibilita’ crescono, le distanze di percorrenza media diminuiscono. Il dramma, in tutto cio’, e’ che le connessioni tra i nodi sono diventate cosi’ precarie...