Wednesday 9 April 2008

finestre: fines terrae















(click picture to enlarge)


…Which in English would sound like Windows: ends of the Earth.

I admit I never managed to finish Pessoa’s Livro do Desassossego. It is not because I didn’t like it. I just believe you have to find the right moment to read it. I read a good part of it, though and I was fascinated by Bernardo Soares’s watching the world from behind a window. Would this character look anachronistic nowadays? Well, perhaps the modern Soares would be watching life flowing from behind Windows, rather than behind a window. Sometimes I think that the technological advances in telecommunications brought some drawback. Internet, mobile phones and so on have made communications more ‘accessible’ in a sense. But did they really make it easier? Sometimes I have the feeling that communicating is getting more and more difficult. Virtual jobs, virtual love, virtual sex. A virtual life. What would the future look like? Can a ‘virtual’ life be actually more pleasant? Can it be even more real? At a certain point Bernardo says: “Dreaming of Bordeaux is not only better, but even more real than landing in Bordeaux”. I believe there is something we cannot substitute in human relationships. Something which is called empathy. Or if you want, call it smell, perfume.


Photo taken in Nantes, France.

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…Che in inglese suonerebbe come: Windows: ends of the Earth.

Ammetto di non aver mai portato a termine la lettura del Livro do Desassossego di Pessoa. Non che mi sia dispiaciuto, e’ solo che credo bisogni trovare il momento giusto per assimilarlo. Ne ho tuttavia letto una buona parte, restando affascinato da questo modo di Bernardo Soares di osservare il mondo da dietro una finestra. Pensate che questo personaggio apparirebbe anacronistico oggi? Forse il moderno Soares osserverebbe il mondo da Windows, piuttosto che da una finestra. A volte penso che le moderne tecnologie di telecomunicazione con esse abbiano portato degli svantaggi. Internet, cellulari e via discorrendo, hanno in un senso reso la comunicazione piu’ ‘accessibile’. Ma comunicare e’ davvero diventato piu’ semplice? A volte ho la sensazione che comunicare con gli altri stia diventando sempre piu’ difficile. Lavori virtuali, amori virtuali, sesso virtuale. Una vita virtuale. Come ci apparira’ il futuro? Potra’ mai una vita virtuale essere piu’ piacevole? Potra’ addirittura essere piu’ reale? Ad un certo punto Bernardo dice: “Sognare di Bordeaux e’ non solo migliore, ma anche piu’ vero che non sbarcare a Bordeaux”. Tuttavia io credo ci sia qualcosa che non puo’ essere sostituito nelle relazioni umane. E questo qualcosa si chiama empatia. O, se preferite, chiamatelo pure odore, profumo.


Foto scattata a Nantes, Francia.


6 comments:

Anonymous said...

mi sa che devo dare uno sguardo a questo libro.
di pessoa ho provato a leggere solo le poesie.
la vita dietro a una finestra mi fa venire in mente due cose in questo ordine: "Bartleby" di Herman Melville ed Emily Dickinson.
e' dal profumo che parte l'empatia o dall'empatia arrivi si arriva al profumo?

luca:sehnsucht said...

Si identifichi, utente anonimo. Vera domanda da Marzullo, questa. Comunque la risposta e' semplice e logica. Dal profumo parte l'empatia. Se fosse il contrario, dato che il grado di empatia varia enormemente a seconda della persona con cui si interagisce, allora anche il proprio profumo dovrebbe cambiare da un momento all'altro. Le mie ascelle ce la stanno mettendo tutta per contraddirmi.

Anonymous said...

che il profumo possa portare all'empatia va da se. ma talvolta succede anche il contrario: se non c'e empatia non ci si avvicina mai a sufficienza per poter sentire l'odore delle persone (a meno che non abbiano delle ascelle come le tue, e allora...;)

Anonymous said...

premetto, che, essendo io molto all'antica, e in più per deformazione professionale "architettonica", sono legatissima al significato tradizionale di finestra. un filtro da cui osservare il mondo, magari senza essere visti, attraverso tende, o al contrario, di notte, uno specchio traslucido grazie a cui permettere ai curiosi di intravedere l'interno; ma anche una bucatura nel muro da cui lasciare entrare il vento e la luce, da cui urlare, da cui sporgersi e toccare con mano qualcosa all'esterno. la storia, la letteratura, la pittura sono piene di finestre famose.
nonostante ciò, non posso negare di essere un'attiva utilizzatrice di Windows e dei nuovi modi per comunicare che abbiamo a disposizione grazie alla virtualità. queste finestre possono davvero rappresentare delle belle occasioni. tutto è lasciato in mano alla nostra libertà di scegliere quali aprire e quali lasciare chiuse.
ma la cosa che, anche se un po' mi duole fare, devo ammettere è che in certe -anche se rare- occasioni ho avuto la netta impressione di sentire il profumo di qualcuno -e quindi imparare a riconoscerlo e a distinguerlo, al limite anche arrivare a sfiorarlo- anche sporgendomi da una finestra virtuale. lo devo proprio ammettere. forse tutto dipende da quanto ci si vuole mettere in gioco ad ascoltare. perchè una differenza importante tra una finestra "tradizionale" ed una virtuale mi sembra sia che, mentre nella prima il senso principale era la vista, nel secondo caso va fatto un particolare esercizio di ascolto.
momò

luca:sehnsucht said...

Cara S. grazie per lo spunto interessante. Il sapersi mettere in ascolto, certo, e' importante. Io penso che pero' sia anche fondamentale avere la consapevolezza che queste finestre magiche comportino una distorsione delle relazioni umane. Cio' non deve necessariamente avere un'accezione negativa. Del resto questo tipo di distorsione va in un certo senso di pari passo col progresso. Di quanto i rapporti umani siano gia' distorti me ne resi conto durante un paio di viaggi particolari, di cui non sto a parlare qui perche' non voglio fare "l'uomo di mondo". La mia puo' sembrare un'affermazione abusata, ma io credo sia proprio cosi'. Quanta autenticita' si riesca a recuperare, poi, sta a noi, alla nostra capacita' di ascoltare, di leggere tra le righe e di esser consapevoli.

gaz said...

Sto leggendo a ritroso i tuoi post più vecchi, e li trovo tutti molto belli.
Mi soffermo su questo, perchè il tema lo trovo particolarmente interessante.
Anche io uso molto la "finestra virtuale" e come dice Momo può essere un ottimo modo per entrare in empatia con altre persone, ma alla fine credo, come dici tu, dobbiamo tenere sempre a mente la nostra fisicità, fatta di odori, fatta della voce con i suoi toni, di silenzi, fatta di sguardi e di occhi socchiusi, di gestualità che dicono a volte più di mille parole...
Io sinceramente non ci sò rinunciare!
Ciao

 
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